L’epidemia silente

Demenza …”: una diagnosi che ogni anno colpisce 4,6 milioni di persone nel mondo e con essi le loro famiglie e la loro vita. Il numero di malati raddoppia ogni 20 anni ed il tasso di incremento è tre volte maggiore in Cina, India e sud del mondo, rispetto ai paesi sviluppati.

Ma cosa è in realtà la Demenza? La malattia di Alzheimer è senza dubbio la forma più frequente  (circa il 50% di tutti i tipi) ed è dovuta ad una malattia che colpisce il cervello con degenerazione della sostanza grigia, formazione di grovigli neuro-fibrillari, placche senili e depositi di amiloide.

Presenta un andamento cronico-progressivo con scadimento delle facoltà mentali (memoria, ragionamento, linguaggio, capacità di riconoscere oggetti), dell’affettività (ansia, deflessione del tono dell’umore) e del comportamento di una persona sino a giungere all’incapacità del soggetto a svolgere attività proprie, sociali e lavorative in autonomia.

L’origine di tale patologia è ancora ad oggi sconosciuta, essa sembra sia dovuta ad una plurifattorialità di eventi genetici (familiarità e sesso), ambientali, ma anche ad uno stile di vita. Si sta infatti affermando sempre più l’ipotesi che i fattori di rischio per l’aterosclerosi ossia l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito e l’ipercolesterolemia svolgano anch’essi un chiaro ruolo nella eziopatogenesi della malattia, tanto che un corretto stile di vita, l’astensione dal fumo e l’attività fisica possono ridurre il rischio di sviluppare la malattia o di procrastinarne l’esordio.

Un precoce approccio diagnostico è fondamentale nelle persone con decadimento cognitivo in quanto consente di formulare una prognosi e di predisporre gli interventi terapeutici di supporto assistenziale. Il percorso diagnostico si basa su un colloquio con paziente e familiari, su una visita medica, su esami del sangue e indagini strumentali ed eventualmente sulla somministrazione di test neuropsicologici atti a valutare la gravità del decadimento cognitivo del paziente .

L’evoluzione della Malattia di Alzheimer è molto variabile da caso a caso (durata media di circa 7 – 12 anni) e può essere sostanzialmente suddivisibile in una prima fase lieve in cui prevale nettamente la perdita di memoria a breve termine seguita da un impoverimento del pensiero astratto, della capacità di giudizio e di ragionamento e talvolta dalla difficoltà di riconoscere e denominare oggetti. Spesso si manifesta un cambiamento della personalità con comparsa di apatia, aggressività, instabilità a volte con tratti violenti e molto frequentemente si manifesta una deflessione del tono dell’umore dovuto prevalentemente alla consapevolezza del malato della progressiva perdita delle proprie capacità ed autonomie.

A questa prima fase ne segue una intermedia con disorientamento spazio-temporale, perdita quasi completa della memoria remota, incapacità ad assumere nuove informazioni e soprattutto insorgenza di disturbi del comportamento (BPSD). Questi ultimi possono comprendere l’agitazione, la paura, la sospettosità, il pianto immotivato, l’aggressività fisica e verbale ed il vagabondaggio afinalistico (wandering). In questa fase della malattia la persona richiede assistenza nelle attività della vita quotidiana, è spesso in grado di deambulare e di alimentarsi autonomamente.

Con il proseguire del tempo si giunge però inesorabilmente verso la fase terminale della patologia nella quale il paziente perde la capacità di camminare, di comunicare, di svolgere qualsiasi attività della vita quotidiana, diviene incontinente e molto frequentemente si manifesta disfagia ossia difficoltà nella deglutizione. Tutte queste condizioni possono portare a complicazioni gravi quali malnutrizione, disidratazione, piaghe da decubito, polmoniti con elevato rischio di morte.

Attualmente purtroppo tale patologia non è guaribile, bensì curabile attraverso trattamenti sia farmacologici sia non farmacologici che consentono di prendersi cura del paziente affetto da Malattia di Alzheimer accompagnandolo nel suo percorso in modo da salvaguardare il più possibile la sua qualità di vita.

I principali trattamenti farmacologici si basano sulla somministrazione di farmaci anticolinesterasici  (donezepil, rivastigmina, galantamina) in grado di rallentare il decorso della patologia.

Tali sostanze, pur non essendo prive di effetti collaterali quali nausea, vomito, cefalea, sonnolenza, agitazione e confusione, vengono prevalentemente usante nelle demenze medio-lievi e soltanto previa diagnosi e prescrizione presso un’Unità di Valutazione Alzheimer (UVA).

Nei pazienti, invece, con demenza severa, da pochi anni è stato approvato l’uso di un altro farmaco, la Memantina, utilizzato sia per rallentare l’evoluzione della patologia sia per il controllo dei disturbi di comportamento. Soprattutto per la gestione di questi ultimi vengono utilizzati altri farmaci quali antidepressivi, ansiolitici, ipnotici ed antipsicotici, il cui utilizzo può essere accompagnato da disturbi collaterali a volte addirittura intollerabili per il malato.

Ciò che è fondamentale sottolineare è che spesso alla base dell’insorgenza e della manifestazione dei disturbi del comportamento non vi è solo la malattia d’origine, bensì alterazioni organiche, situazioni ambientali, alterazioni della terapia; in tutti questi casi bisogna agire sulle cause scatenanti e non sui disturbi stessi.

Rivestono sicuramente un ruolo fondamentale anche tutti quei trattamenti non farmacologici quali la cromoterapia, la musicoterapia e la terapia della bambola, impiegati principalmente nella gestione dei pazienti e nell’attenuazione dei disturbi comportamentali.

Negli ultimi trent’anni la ricerca clinica e farmacologica si è concentrata sullo studio dei meccanismi eziopatogenetici (quali l’accumulo di una particolare proteina, la beta amiloide responsabile della formazione delle placche senili) e su interventi atti  a prevenire l’insorgenza della demenza.

La prospettiva per il futuro ripone grande fiducia nella ricerca, nel difficile tentativo di sradicare quella che può essere considerata  l’ epidemia del terzo millennio.

Articolo a cura di:
Dott.ssa Gloria Belotti
Dott.ssa Sabina Cavaliere
Nuclei Alzheimer
Centro Diurno Integrato
Unità Valutazione Alzheimer
Fondazione  CARISMA (Casa di Riposo Santa Maria Ausiliatrice ) via Gleno, 49 – Bergamo

Anno 2012