La cura nella fase severa

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) si fa carico dei costi del trattamento (piuttosto elevati) nei casi in cui considera che  il rapporto costo-efficacia sia favorevole. Per tale motivo è necessario che la diagnosi e la prescrizione del farmaco sia effettuata in un Centro specialistico noto come Unità di Valutazione Alzheimer (UVA).
Dopo la diagnosi e la prescrizione farmacologica, il paziente deve essere periodicamente controllato dai medici delle UVA e dal Medico di Assistenza Primaria (MAP),  cioè il Medico di famiglia, per valutarne gli effetti e decidere quando è il momento di sospenderla.
Per i pazienti in fase  severa di malattia, in questi ultimi anni è stato approvato un altro farmaco: Memantina  (Ebixa, Axura). Ha un meccanismo d’azione diverso dai precedenti.

DALL’APRILE 2009 È PRESCRIVIBILE SEGUENDO UN PERCORSO ANALOGO A  QUELLO DEGLI ANTICOLINESTERASICI, COMPRESO IL PUNTEGGIO LIMITE DEL MMSE: 10

Sia i farmaci anticolinesterasici che la Memantina  possono avere un’azione anche sul controllo dei disturbi comportamentali. Per questo ultimo disturbo, tuttavia,vengono spesso utilizzati farmaci che vengono prescritti anche alle persone che non sono affette da demenza. Sono farmaci che appartengono alle seguenti categorie:

  • antidepressivi
  • ansiolitici
  • ipnotici  (per i disturbi del sonno)
  • antipsicotici (neurolottici)

Il loro impegno, soprattutto per quanto riguarda gli antipsicotici, rappresenta l’ultima spiaggia. Essi vengono utilizzati quando i disturbi psico-comportamentali rendono intollerabile la vita in famiglia o in comunità.

Possono contribuire a migliorare la qualità di vita dei malati e di chi li assiste solo se sono prescritti e controllati da medici esperti. Infatti bisogna tenere presente che il loro impegno nelle persone anziane con demenza può provocare effetti avversi con una certa frequenza.

Fonte: Cummings, 2004 e Giacobini, 2005